Skip to content

Dalla Stampa del 9 luglio 2015 – REGISTRATA UNA FLESSIONE SIA PURE NON ELEVATA DELLA DOMANDA DEL SERVIZIO TAXI- PREZZO SENZA REGOLE, NÉ TRASPARENZA

“Nel periodo in concomitanza di Expo ci si aspettava un notevole ampliamento dell’ attività dei taxi” mentre si è registrata “una flessione sia pure non elevata” e a provocarla sembra “che il fattore Uberpop abbia avuto comunque un peso significativo”. Lo sostengono i giudici presieduti da Marina Tavassi nell’ordinanza con cui hanno bocciato il reclamo della multinazionale americana contro il blocco della app.
A Milano “con Expo”, scrive il collegio, “si sarebbe dovuto registrare un aumento della domanda” dei taxi “quantomeno in questi ultimi due mesi”.
“Un aumento che invece non sembra esserci stato”.
Secondo i magistrati, la tesi sostenuta da Uber di una “flessione” effetto “della crisi” va anche rapportata al fatto che la crisi indirizza “le scelte del consumatore verso tipologie di trasporto più economiche”, dunque anche il servizio di Uber.
Con ciò, scrive ancora il tribunale, “sacrificando anche le ragioni di sicurezza e di trasparenza che avrebbero consigliato in tempi diversi scelte più sicure”.

Con questo provvedimento, tra l’ altro, i giudici hanno dato ragione ai tassisti anche su un ricorso presentato contro un singolo driver, tale Roberto.
Se quest’ ultimo decidesse di riprendere il servizio dovrà versare, come stabilito dai magistrati, una “penale di 50 euro” al giorno e di “10euro” per ogni corsa effettuata.

UBER, GIUDICI: “PREZZO SENZA REGOLE, NÉ TRASPARENZA”
“Il sistema dei prezzi di Uberpop non ha regole predeterminate e trasparenti e anche questo elemento non va certo a vantaggio dei consumatori”. Lo scrivono i giudici della sezione specializzata in materia di imprese nell’ ordinanza con cui hanno rigettato il reclamo di Uber contro l’ inibizione dell’ applicazione Uberpop chiesta dalle associazioni di categoria dei tassisti. Secondo i magistrati, quello applicato da Uber non è un “sistema di semplice recupero di costi fissi” come sostenuto da Altroconsumo che con altre associazioni di consumatori si è costituita nel procedimento accanto a Uber contro i tassisti, perché allora non si spiegano “gli aumenti legati a situazioni contingenti, quali l’aumento della domanda in occasione di determinati eventi”.
Neppure si può affermare che il prezzo della corsa sia “effetto dell’ incrocio fra domanda e offerta”, perché “non ha nulla a che fare con il baratto, richiamato dalle associazioni, o altre forme di sharing economy”.

Altre news